Identità Golose e un’altra americana in cucina

L’edizione di qust’anno di Identità Golose e del Milano Wine and Food Festival è appena terminata. Vi sono stata rinchiusa per tre giorni di seguito, tra lezioni di cucina, dimostrazioni di ricette e letture a cura di alcuni tra i migliori chef del mondo; per non dire dei numerosi stand che offrivano assaggi e degustazioni di cibi e vini. È sempre un momento ricco di suggestioni ed ispirazioni (e di troppo mangiare) per me. Leggete qui il mio post dell’anno scorso, e provate le ricette dei risotti che ho imparato da diversi chef qui e qui.

In aggiunta a tutto ciò, ho anche avuto l’onore e il piacere di presentare la chef newyorchese Missy Robbins durante il Milano Food and Wine Festival, evento concomitante ad Identità Golose. Missy è una divertente, vibrante e creativa cuoca americana conosciuta per la sua competente passione per la cucina italiana che riesce a coniugare una stretta osservanza della tradizione con intuizioni contemporanee.

Missy mi ha anche raccontato alcune delle sue divertenti avventure in Italia all’inizio della sua carriera, dove ha lavorato sia in trattorie paesane a conduzione familiare sia in ristoranti stellati. Dei cinque mesi passati nel nostro paese ha conservato aneddoti ed esperienze per una vita intera.

Lei e Hillary Sterling (suo braccio destro e chef de cuisine da A Voce Madison) hanno preparato degli strepitosi agnolotti fatti a mano al burro e fegati di pollo disidratati. Questo piatto sembrava la ricetta di una nonna italiana fatta dalle mani della sua creativa bisnipote. Ma non fatevi ingannare da ciò, in quanto Missy non ha una sola goccia di sangue italiano, solo anni di esperienza e grande talento. Il pubblico, per lo più italiano, che ha potutto assaggiare il piatto ne ha decretato il pieno successo. Molti sono anche venuti a dirglielo di persona.

 “Una cosa è fare la pasta che è apprezzata a New York, un’altra è essere invitata in Italia, ad Identità Golose, a farla. È un grande onore.” -Missy Robbins
Un’altro straniero che ha avuto l’ardire di preparare piatti italiani di sapore tradizionale è il giovane chef inglese Stevie Parle, che ha prodotto un piatto di Gnudi da applauso, cosa che tenterò di rifare a casa. Gli gnudi sono in sostanza dei “ravioli nudi”, un ripieno di ricotta ricoperto solamente da un sottile strato di farina e bollito fino a produrre un risultato soffice, leggero e cremoso. Ne publicherò la ricetta non appena l’avrò testata.

 

Stevie Parle e i suoi gnudi conditi con barba di frate

L’approccio di questi cuochi stranieri alla cucina tradizionale italiana li porta a ricreare una sensazione di “autenticità” del piatto, mentre gli chef italiani tendono a inventare costantemente cose più contemporanee e nuove. Davide Scabin ha fatto un appello vibrante e istrionico per la creazione di una Nuova Cucina Italiana “Dobbiamo fare un passo avanti,  se no continueremo a vedere altre nazioni passarci davanti e toglierci anche la nostra cucina. Sono cresciuto che c’era la Francia con la nouvelle cuisine, poi e’ apparsa la Spagna dal nulla, e ora il Nord d’Europa… e noi siamo sempre qua con la nostra pasta, pizza e mandolino. Sono stufo, basta! Voglio la cucina Italiana numero uno nel mondo! 

Da ciò che ho visto, sentito e assaggiato in questi tre giorni non c’è dubbio, per me, che la cucina italiana (in entrambe le forme, tradizionale e contemporanea) sia già la migliore del mondo, perfino quando è fatta da mani straniere.

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